Pagina:Alfieri - Rime varie (1903).djvu/20

14 vittorio alfieri


XXIII (1778).

S’io t’amo? oh donna! io nol diria volendo.
Voce esprimer può mai quanta m’inspiri
Dolcezza al cor, quando pietosa giri
Ver me tue luci, ove alti sensi apprendo?

S’io t’amo? E il chiedi? e nol dich’io tacendo?
E non tel dicon miei lunghi sospiri;
E l’alma afflitta mia, che par che spiri,
Mentre dal tuo bel ciglio immobil pendo?

E non tel dice ad ogni istante il pianto,
Cui di speranza e di temenza misto,
Versare a un tempo, e raffrenare io bramo?

Tutto tel dice in me: mia lingua intanto
Sola tel tace, perchè il cor s’è avvisto,
Ch’a quel ch’ei sente, è un nulla il dirti: Io t’amo.

XXIV.

Tu m’ami? oh gioja! i tuoi raggianti sguardi
Gira dunque ver me pietosi un poco;
Tua parte prendi del mio immenso foco,
O in me saetta men pungenti dardi.

Deh come dolce amorosetta guardi!
Oh qual ne’ tuoi begli occhi Amor fa gioco!
L’alma già già non trova in me più loco:
Or via, se m’ami, a m’aïtar che tardi?

Tremule spesso e languidette io vidi
Le tue negre pupille umide farsi;
Nè par che sola in lor pietà si annidi.

Dicon tue luci: È poco amor giurarsi:
Dicalo il labro alfine; ond’io poi gridi:
Felice il dì ch’io venni, e vidi, ed arsi.