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rime varie 177


Dibattesi ella in vano:
E all’atterrirmi invan si scaglia il tuono
Da quell’ignea voragine profonda,
Che col vapor suo fero
Di vaticinii il di lei labro inonda.
La tengo io salda: e vincitore, io spero
Ottener la fatidica risposta
Di mia intesa da lei muta proposta.

Antistrofe II.


«Quei che me tutta or di sè tutto invasa
«Nume tremendo Pizïo te pure
«Agita e sprona; io ’l veggio;
«Che sol dietro sua scorta orme secure
«Spinte aver puoi vêr la fatal mia casa.
«Non vo’ quind’io, nè il deggio,
«Far col mio niego appien tua speme rasa:
«Ma scarsi carmi entro a caligin densa
«Sol può darti il mio labro.
«Sovra ogni nube a volo aquila immensa,
«Le cui forti ali il raffrenar fia scabro,
«La eccelsa cima afferrerà dell’Alpe,
«Quand’occhi e ardir nel piano avran le talpe.»

Epodo II.


«Deh, Diva, aggiunger piacciati
«A dileguar gran nebbia, altri più carmi:
«Nè il mio dubbiar dispiacciati,
«Figlio in me di temenza e in un d’orgoglio,
«S’ei qui importuno allácciati.
«Dimmi or s’egli è, qual nel tuo oracol parmi,
«L’augel di Campidoglio
«Che rinnovar de’ un dì suo altero volo;
«O se in mistico senso intender oso
«Lo spiccarsi dal suolo
«Di alato egregio vate ardimentoso?»
La vergine si sferra
Da me gridando: «Il sol ti è dunque ascoso?»
Sacro un orror me tramortito atterra.



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