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12 vittorio alfieri


XIX (1777).

Vuota insalubre regïon, che stato
Ti vai nomando, aridi campi incolti;
Squallidi oppressi estenüati volti
Di popol rio codardo e insanguinato:

Prepotente, e non libero senato
Di vili astuti in lucid’ostro involti;
Ricchi patrizj, e più che ricchi, stolti;
Prence, cui fa sciocchezza altrui beato:

Città, non cittadini; augusti tempi,
Religïon non già; leggi, che ingiuste
Ogni lustro cangiar vede, ma in peggio:

Chiavi, che compre un dì schiudeano agli empj
Del ciel le porte, or per età vetuste:
Oh! se’ tu Roma, o d’ogni vizio il seggio?

XX.

Parte di noi, sì mal da noi compresa,
Alma, v’ha chi d’Iddio te noma un raggio:
S’io chieggo: E che vuol dir? tace anco il saggio;
Che il dar ragion saria ben altra impresa.

Per quanto sia dell’uom la mente estesa,
Scosse egli mai de’ sensi il vil servaggio?
Stolti, oh quei, che spiegare ebber coraggio
Cosa ad altrui, nè da lor stessi intesa!

Veder, toccare, udir, gustar, sentire;
Tanto, e non più, ne diè Natura avara;
Indi campo ci aggiunse ampio al fallire.

Quinci nacquer parole, e errori, a gara;
Nè fu convinto mai l’umano ardire,
Che molto sa chi a dubitare impara.