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rime varie 11


XVII.

D’ozio, e di vino, e di vivande pieno,
Tra donne e cavalieri a mensa assiso
Stassi Fra Ciacco con lo grifo intriso,
Tutto aggraziato, amorosetto, ameno.

Sorto un brindisi a fare, adocchia il seno
Di quella ond’ei si sente il cuor conquiso;
Poi su la sedia il posterior suo viso
Crede adagiar, ma batte il rio terreno.

Tanto l’impeto fu, sì sconcio il peso,
Che all’aria andar le zampe, i panni in testa,
E di sua Reverenza il meglio apparse.

Tal vediam nella polve in lieta festa
Un possente asinon di foja acceso
Per far pompa di membra, rotolarse.

XVIII.

Casta e bella del par, nè pur parole
Udir volea d’amor, Leda ritrosa:
Il gran Giove respinto ha disdegnosa;
Giove, che mai ripulse aver non suole.

Tu soffri, Amor, che ai dardi tuoi s’invole
Costei, pel gran rifiuto baldanzosa?
Tu il soffri? e fia che in core abbia mai posa
Chi a cotanto amator darsi non vuole?

Già per un cigno Leda, ecco si strugge;
Con man lo palpa, e liscia ed accarezza:
Sel reca in grembo; e se lo stringe al seno.

Col rostro il bianco augel baci ne sugge;
Ella nuota in un mar d’ampia dolcezza.
Ride Amor; Giove è il cigno, e il sen le ha pieno.