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rime varie 147


CCXXI (1791).

Già la quarta fïata (ultima forse)
Era, ch’io ’l piè fuor d’Albïon portava,
Quando nell’atto che il nocchier salpava,
Donna a’ miei sguardi al lido in riva occorse.

Ahi vista! ell’è colei, che al cuor mi porse
L’esca primiera, ond’io tutto avvampava,
Or quattro lustri; e quando io lei lasciava,
Restai gran tempo di mia vita in forse.

Fiso la miro; e tacito, e tremante,
Dai be’ negri occhi ancora ardenti io pendo:
Ma pur, non volgo addietro io già le piante.

Meco è la Donna, in cui tutte comprendo;
Madre, moglie, sorella, amica, amante:
Non d’amor più, sol di pietà mi accendo.

CCXXII (1791).

Un Vecchio, in bianca veste alto splendente,
Con un certo suo mite arguto viso,
Che già pria di parlar m’ha il cor conquiso,
Mi apparisce e favellami repente.

Se’ tu quell’uno, il cui desìo cocente
Dai molti uomini il tiene ognor diviso?
Quei, che in me il guardo umile-altero hai fiso,
Nè laude vuoi di coetanea gente?

Di vergogna e stupore un rossor misto,
A tai detti, la guancia a me tingea,
Sì che il risponder mio fu d’uom sprovvisto.

Quando pensieri Amore in cuor mi crea,
Padre, è ver che al dettato io non resisto,
E scrivo: io n’ho la colpa, ed altri il fea.