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rime varie 137


Tratti sono alla pura aura serena
I prigionieri miseri innocenti.
Già già afferrato è il castellano iniquo,
Che dell’oprar suo obliquo
Pagherà tosto il fio tra rei tormenti.
Preso esce già fra i cittadini, agli occhi
Del popol tutto, il condottiero antiquo;
Nè dardo avvien che incontro a lui si scocchi:
«Alle Gemonie» grida
Sola una voce della plebe immensa,
Che con feroci strida
Vieppiù sempre d’intorno a lui si addensa.

X.


Cruda, ahi! ma forse necessaria insegna,
Vedeva io poi con gli occhi miei sua testa
Sovra lunga asta infissa
Ir per le vie: nè sola ell’è; chè degna
Compagna un’altra a quella orribil festa
Le viene a paro: è scissa
Questa dal corpo d’uom, che invan s’ingegna,
Urban pretore, di far ire a vuoto
Dei cittadini la guerriera impresa:
E vilmente distesa
Sua tronca salma io ne vedea nel loto.
E i cittadin feri vedea ma giusti
L’alta vendetta lungamente attesa
Sperar compiuta in que’ scemati busti. —
Ahi memorabil giorno!
Atroce, è ver, ma fin di tutte ambasce:
Di libertade adorno
Fia questo il dì che vera Francia nasce.

XI.


Deh! con qual gioia alla sconfitta rôcca
Io volgo il piè! Senza tremare io passo
Dentro all’orrida soglia.
Già di pietade il core mi trabocca
Solo in mirarmi attorno il negro sasso....
Or quai voci alla doglia
Pari saran, se a me descriver tocca
I funesti pensieri, onde la vista
Dell’atre interne carceri mi aggrava?