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rime varie 135


V.


Oltre l’usato il sol sereno sorge
A rischiarar queste beate spiagge;
E spettacol sublime,
Agli occhi miei sì desïato, porge.
Con bella antiqua mescolanza, in sagge
Torme, uno stuolo imprime
Rispetto, in cui la securtà risorge.
Rimiro io fatti i cittadin soldati:
E più strano miracolo ai dì nostri
Fia che in un mi si mostri
Nei regi sgherri a cittadin tornati.
Già insieme tutti, a calda prova ognuno,
Gl’impotenti sfidáro aulici mostri. —
Ma, se matrona non si veste a bruno,
Dei satelliti soli
Non basta il sangue a rammollir lo scettro.
Nè fia che in corte voli
Terror, se non vi appar nobile spettro.

VI.


Loco è in Parigi, che in inferno avría
Pregio più assai: detto è Bastiglia; e dirsi
Me’ dovría Malebolge.
Ampia profonda fossa, ond’è ogni via
Intercetta all’entrar come al fuggirsi,
Per ciascun lato il volge.
Quadro-turrita in mezzo erge la ria
Fronte una rôcca di squallor dipinta:
Atro-bigio è il gran masso. Alta corona
D’empio bronzo che tuona,
Infra gli orridi merli al capo ha cinta:
Del piè sotterra s’incaverna il fondo
Più giù che il fosso, in parte ove non suona
Raggio più omai dell’abitato mondo:
Dalle esterne sue parti,
Fenestre no ma taciti forami
Radi nel sasso ed arti
Barlume dànno a quelle stanze infami.

VII.


Gemma è primiera del regal diadema
Questo albergo di pianto. A guardia un truce
Crociato carceriero