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134 vittorio alfieri


Che non più guardie del comun nemico
Ma di Parigi al centro
Franche Guardie si fanno al Franco amico.

III.


Invisibil così pendea sospeso
E su le umíli e su le eccelse teste
Con la rovente spada
L’Angel di morte, anch’ei d’orror compreso.
Dato è il segnal: la cortigiana peste
Fa sì che in bando vada
L’uom che sol regge or dello Stato al peso;
L’uom che libero nato in strania terra,
Servo in Gallia ed in corte a far si venne
Sol per tôr la bipenne
Di man de’ rei, che a scellerata guerra
Vilmente arditi contro il volgo inerme
L’adopran sì, che n’è il servir perenne. —
Ahi stolte al par che inique menti inferme!
Perchè i raggiri impuri
Vostri abbian dato ad un tant’uom il bando,
Sperate voi securi
Starvi omai dietro al mercenario brando? —

IV.


Quali urla sento? infra l’orror di negra
Notte feral quai torbe incese tede
Correr ricorrer veggio?
In men ch’io il dico, ampia cittade intégra
Sossopra è vôlta: ogni uom vendetta chiede:
E il differirla è il peggio.
Spade, aste, ogni arme impugnan tutti: ed egra
Alma non v’ha ch’elmo rimembri o scudo.
Andar, venire, interrogar, giurarsi
Scambievol fè, mostrarsi
A gara ognun d’ogni temenza ignudo,
Rintracciar l’orme del tedesco gregge,
Sovr’esso a furia indomiti scagliarsi,
Altri svenarne, altri fugarne, e legge
A tutti imporre, è un punto.
Pria che in ciel la seconda alba sia sorta
E che al confin sia giunto
L’esul ministro, è tirannia già morta.