All’armi all’armi, un generoso grido
Fa rintronar di Senna ambe le rive:
All’armi all’armi echeggia
Francia intera dall’uno all’altro lido.
Forse fia che dell’Anglo ampia oste arrive?
No: dalla infame reggia,
Di tradimenti e di viltade nido,
Sotto ammanto di pace esce l’atroce
Seme di guerra. Ecco al macello il segno
Dal capitano indegno
Aspettar la masnada empia feroce
Che all’immensa cittade intorno accampa.
Svizzera compra carne al regio sdegno
Tacita serve; e qual ferale vampa,
Pregna di stragi stassi.
Ahi nube orrenda di esecrati sgherri!
Fia che il popol ti lassi
Ber del suo sangue, e al tuo ferir si atterri.
Ma da ben altra immortal reggia scende
Sovra l’ali dei Fati in atto altera
(Bella e terribil Dea)
Libertà; che da Palla ottien le orrende
Gorgonee serpi, onde la turba fera
Cui già il terror vincea
Freddo immobile sasso inutil rende.
Sacra Diva, che il vile empio di corte
D’un guardo annulli, e il cittadino allumi
Di fiamma tal che ai Numi
Si estima ei pari; ad affrontar la morte
Per la patria verace, o Dea, tu traggi,
Tu sola, a sparger di lor sangue fiumi,
Le magnanime Guardie; in cui tuoi raggi
Tanto penétri addentro,