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rime varie 131


CCVI (1789).

«Un cantar, che nell’anima si senta,»
E, con soave irrestibil possa
Le fibre tutte a ricercar non lenta,
Trascorrer faccia un brivido per l’ossa;

Se avvien, che il Ciel questo bel dono assenta
In bella donna, ogni crud’alma è scossa,
In un istante ogni fierezza è spenta,
Sì fortemente l’have Amor commossa.

Oh dilettosa egregia arte celeste,
Che i sensi acqueti, e il rio dolor fai muto!
Per te, mi scordo la mortal mia veste:

Al poetare, il tuo sovrano ajuto
Soccorrer suolmi con le dolci-meste
Lagrime, ond’è poscia il mio stil tessuto.

CCVII (1789).

Bello ed util del par, fervido Ordigno,
Quattro immense impernate ali rotanti
Spiegando, ei quivi allaccia i figli erranti
Del Dio, ch’è in mare all’uom talor maligno.

Ratto aggirasi intanto alto macigno,
Cui mille ruote stridule assordanti,
D’una in altra se stesse propaganti,
Dan moto stritolante aspro ferrigno.

La grave mola i Cereali aurati
Doni infrange, che infranti altrui dan loco,
Cadendo in bianca polve trasmutati.

Esce da questo industre aéreo giuoco
Quel pane poi, che al povero i magnati
Contrastan spesso, o il dan malvagio e poco.