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rime varie 129


CCII (1789).

Lento, steril, penoso, prosciugante
Lavoro ingrato, che apparir non dei;
Ma, che pur tanto necessario, sei
Dello egregio compor parte integrante:

Deh, come mai spender tant’ore e tante
In ciascun dì fra’ stenti tuoi potrei,
Se poi sollievo io non trovassi in lei,
Di cui, già ben due lustri, or vivo amante?

Donna mia, per te sola il lauro intero
Cerco acquistar con lungo studio e pena,
Perch’io teco dividerlo poi spero.

Nè al tutto fora la tua gloria piena,
Se alcun dicesse, indagator del vero,
Che in me lo stil non pareggiò la vena.

CCIII (1789).

Un vecchio alato, e una spolpata donna,
Su me scagliarsi, ambo di falce armati,
Veggio; e maligni, orribilmente irati,
Struggere a gara la mortal mia gonna.

La mente sola, quasi alta colonna,
Tutti munìta di se stessa i lati,
Va combattendo contro i duo spietati,
Nè mai nel far lor onta e danno assonna.

Tu, che di marmi e bronzi invido il dente
Pasci; e tu, sorda, il cui ferir pareggia,
Qual tronca messe, ogni alto e ogni umil ente;

Dell’Oblío vostra prole, entro la reggia
Tentate indarno imprigionar mia mente,
Che sovra voi già vincitrice aleggia.


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