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rime varie 127


CXCVIII (1787).

Compie oggi l’anno, ch’io dell’Arno in riva
Sovra olimpico ponte in finto marte
Vedea prodigj di valore e d’arte,
Per cui Pisa in Italia è sola viva.

Odo il fremere ancor, ch’io intorno udiva;
Veggo i terribili urti, e l’armi sparte;
E quello stesso gel l’alma or mi parte,
Ch’io fra speme e timor quel dì sentiva.

Oh come ratto il dubbio cor mi batte!
Tremo pel forte aquilonar guerriero,
Dal cui lato virtù nuda combatte:

Senno è dall’Austro, e obbedïenza, e impero. —
Ahi, quante già ne fur genti disfatte,
Per duce aver, più assai che dotto, altero!

CXCIX.

Sperar, temere, rimembrar, dolersi;
Sempre bramar, non appagarsi mai;
Dietro al ben falso sospirare assai,
Nè il ver (che ognun l’ha in sè) giammai godersi:

Spesso da più, talor da men tenersi,
Nè appien conoscer sè, che in braccio a’ guai:
E, giunto all’orlo del sepolcro omai,
Della mal spesa vita ravvedersi:

Tal credo, è l’uomo; o tale almen son io:
Benchè il core in ricchezze, o in vili onori,
Non ponga; e Gloria e Amore a me sien Dio.

L’un mi fa di me stesso viver fuori;
Dell’altra in me ritrammi il bel desio:
Nulla ho d’ambi finor, che i lor furori.