Pagina:Alfieri - Rime varie (1903).djvu/12

6 vittorio alfieri


VII (1777).

Greca fronte nomar deggio, o divina,
Quella, cui negro il crin serpeggia intorno,
Qual nembo suol cerchiar la mattutina
4Stella foriera di sereno giorno?

Greca, dich’io per certo, e peregrina,
Se miro al suo gentil dolce contorno:
Ma, se all’alto splendor, cui l’occhio inchina,
8Ch’ella è celeste cosa a dir pur torno.

So che l’egregio Apelle, e Fidia industre
A Giuno, a Palla, a Cinzia, a Citeréa
11Davan fronte simìl; ma in mortal veste.

So che tal fronte ancora Elena avea.
Paride sol potrìa, giudice illustre,
14Questa a dritto appellar greca, o celeste.

VIII (1777).

Occhi, di voi direi cose non dette;
Che il render ben per mal mi piacque ogn’ora:
E, benchè nuovo in Pindo, a me pur fora
4Dato forse il cantarne in rime elette:

Ma le ardenti mortifere saette,
Cui ben mille avventate in men d’un’ora,
Tal m’han piagato, che convien ch’io mora,
8A voler dir di voi laudi perfette.

Spesso, è ver, ma di furto ognor vi veggio;
Fiso vorrei... ma qual tant’alto aspira
11Sguardo mortal; mirar fiso nel Sole?

Benigni almen più alquanto... Ma, nol vuole
Quella crudel, che a danno altrui vi gira...
14Amor, giusta vendetta a te ne chieggio.