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106 vittorio alfieri


CLVI.

Mezzo dormendo ancor domando: Piove?
Tutta la intera notte egli è piovuto.
Sia maledetto Pisa! ognor ripiove;
Anzi, a dir meglio, e’ non è mai spiovuto.

Almen, quando adirato il pluvio Giove
Fea d’abitanti l’universo muto,
Acqua in ciel fabbricando in fogge nuove,
Quell’acquosa sua rabbia ha un modo avuto:

Ma qui, non degni or di affogar ci crede;
Nè di goder del Sol la dolce vista;
Purchè in molle ei ci tenga, e il capo e il piede.

Siam forse noi di quella specie trista,
Che nè in ben nè in mal far mai non eccede,
Sì che di noja il Ciel sol ci contrista?

CLVII (1785).

Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva
Al mar là dove il Tosco fiume ha foce,
Con Fido il mio destrier pian pian men giva;
E muggían l’onde irate in suon feroce.

Quell’ermo lido, e il gran fragor mi empiva
Il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce)
D’alta malinconia; ma grata, e priva
Di quel suo pianger, che pur tanto nuoce.

Dolce oblio di mie pene e di me stesso
Nella pacata fantasia piovea;
E senza affanno sospirava io spesso:

Quella, ch’io sempre bramo, anco parea
Cavalcando venirne a me dappresso....
Nullo error mai felice al par mi fea.