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70 rime varie


Senna, e Tamigi, ove ogni stolto ha fede
Che alberghi sol beatitudin piena,
Visti e rivisti ho già; né in me piú riede
8La vaghezza1 che l’uom d’attorno mena.
Ma, se anco pur del patrio nido or dianzi2
Uscito io fossi; o a piú remote sponde
11Volo drizzassi non tentato innanzi;
Non per monti varcar, né solcar d’onde,
Vedrei mai chi pareggi, non che avanzi,
14Quella ch’io sempre chiamo, e non risponde.3


LVIII [lxxxii].4

Non ispera da’ suoi versi altra fama

che di sincero amatore.

So che in numero spessi, e in stil non rari,
Piovon tuttor dalle italiane penne
Lunghi e freddi sospir d’amor volgari,
4Per cui, da Laura in poi, niun fama ottenne.5
E, fra il nembo densissimo perenne,6
So che i miei non saran certo piú chiari:
Ma so, che né in pensiero a me pur venne
8Di far, ch’altri per lor mio nome impari.7


  1. 8. Vaghezza, desiderio insaziabile: nella satira I viaggi:
    Calda vaghezza, che non dà mai pace,
    Mi spinge in volta.
  2. 9. Or dianzi, poco fa.
  3. 12-14. Ricordano un po’ questi ultimi versi nell’andatura il sonetto petrarchesco Né per sereno cielo ir vaghe stelle, ma per il concetto, sebbene sia svolto negativamente, si accostano di piú agli altri versi, pur del Petrarca (Rime, XVI):
    Cosí, lasso! talor vo cercando io,
    Donna, quant’è possibile, in altrui
    La desiata vostra forma vera.
  4. Questo sonetto fu composto fra Brignolle e Tropez, il 26 ottobre dell’83, e nella mente dell’A. come rilevasi dal ms., doveva servir di proemiale al Canzoniere.
  5. 1-4. Infinita fu veramente la schiera di quelli che ricalcarono le orme del Petrarca, procurando alla nostra letteratura quella specie di malattia che chiamasi appunto petrarchismo, e a cui si cercò di porre un argine solo nel xvii secolo. Il primo verso della quartina è rimaneggiamento d’uno del Petrarca, (Rime, CCXIII):
    S’io avesse pensato che sí care
    Fossin le voci de’ sospir miei in rima,
    Fatte l’avrei dal sospirar mio prima,
    In numero piú spesse, in stil piú rare.
  6. 5. E, fra il nembo densissimo perenne: il densissimo si riferisce alla quantità delle poesie fatte ad imitazione di quelle del Petrarca, il perenne alla loro continuità.
  7. 7-8. Il Petrarca (son. sovrac.):
    E certo ogni mio studio in quel tempo era
    Pur di sfogare il doloroso core
    In qualche modo, non d’acquistar fama.
    Per lor, riferito ai versi dell’A.