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di vittorio alfieri 17


XVII [xx].1

Le parole non valgono ad esprimere il suo affetto.

S’io t’amo? oh donna! io nol diria volendo.2
Voce esprimer può mai quanta m’inspiri
Dolcezza al cor, quando pietosa giri3
4Ver me tue luci, ove alti sensi apprendo?4
S’io t’amo? E il chiedi? e nol dich’io tacendo?
E non tel dicon miei lunghi sospiri;
E l’alma afflitta mia, che par che spiri,
8Mentre dal tuo bel ciglio immobil pendo?
E non tel dice ad ogni istante il pianto,
Cui di speranza e di temenza misto,
11Versare a un tempo, e raffrenare io bramo?
Tutto tel dice in me: mia lingua intanto
Sola tel tace, perché il cor s’è avvisto,
14Ch’a quel ch’ei sente,5 è un nulla il dirti: Io t’amo.


XVIII [xxii].6

Amò altre volte, ma senza che Amore

gli ispirasse nulla di buono.

Adulto appena, alla festiva reggia


  1. Anche questo sonetto è del 1778, e parmi, tra quelli amorosi del canzoniere alfieriano, uno dei piú gagliardamente sentiti ed eseguiti con maggior disinvoltura e padronanza di verso.
  2. 1. Volendo, anche se lo volessi.
  3. 3. Il Petrarca (Rime, clix):
    Chi gli occhi de costei già mai non vide
    Come soavemente ella gli gira
    Non sa, come Amor sana e come ancide.
  4. 4. Guardando i quali mi elevo ad alti concetti, sfuggo ogni sentimento volgare. Ricorda il petrarchesco (Rime, XIII):
    Da lei ti vien l’amoroso pensero
    Che, mentre ’l segui, al sommo ben t’invia
    Poco prezando quel ch’ogni uom desia....
  5. 14. A quel ch’ei sente, in confronto di quello che esso sente.... Il Petrarca (Rime, CXXII):
    Quanta dolcezza unquanco
    Fu in cor d’aventurosi amanti, accolta
    Tutta in un loco, a quel ch’i sento è nulla.
  6. In questo sonetto, pure del 1778, l’A. accenna a due sole fra le passioni amorose onde fu preso prima che lo stringesse quella piú costante per la contessa d’Albany, ma, secondo l’Aut., esse furono almeno tre, non considerando, come neppure l’A. mostra di considerar vero amore quello che provò nel 1765 per una giovane signora da lui conosciuta in villeggiatura, «brunetta piena di brio e di una certa protervia che gli faceva grandissima forza (Aut., II, 10)»: la prima vera passione divampò nel cuor suo tre anni dopo, per una signora dell’Haja, sposa da un anno, «piena di grazie naturali, di modesta bellezza e di una soave ingenuità, che gli toccò vivissimamente il cuore»: venne poi, nel ’71, la tempestosa passione per Penelope Pitt, l’infedele moglie di Lord Edoardo Ligonier, con tutte le sue tragiche conseguenze, delle quali è ampiamente discorso nell’Autobiografia (Ep. III, cap. 10°-11°, Ep. IV, cap. 16°): due anni dopo, a Torino, l’A. è novamente acceso per Gabriella Fal-
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