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di vittorio alfieri 15


Intero un dí! Né per varcar ch’io faccia
Monti, rivi, selvagge erme foreste,
11Punto avvien che il mio duolo in me si taccia.
Solo un pensier m’è vita; ed è; che queste
Balze, al novello Sole, e questa traccia
14Ricalcherò con piante assai piú preste.1


XV [xxxvii].2

Povero vuol essere il Poeta, ma libero.

Oggi ha sei lustri, appié del colle ameno
Che al Tanaro tardissimo sovrasta,
Dove Pompeo piantò sua nobil asta,
4L’aure prime io bevea del dí sereno.3
Nato e cresciuto a rio servaggio in seno,
Pur dire osai: Servir, l’alma mi guasta;
Loco, ove solo un contra tutti basta,4
8Patria non m’è, benché natío terreno.
Altre leggi, altro cielo, infra altra gente5


  1. 9-14. È, leggermente modificato, il concetto espresso dal Petrarca, (Rime, XXXC):
    .... io mi credo omai che monti e piagge
    E fiumi e selve sappian di che tempre
    Sia la mia vita, ch’è celata altrui.
    Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
    Cercar non so, ch’Amor non venga sempre
    Ragionando con meco, et io con lui.

    Le balze son quelle di Vallombrosa, ove il sonetto fu composto, come si è detto di sopra.

  2. Questo sonetto fu composto il 31 dicembre 1778, allorché l’A. era tutto intento a stipulare i termini e le modalità della famosa donazione del suo patrimonio alla sorella, per disvallarsi, mediante essa, dal nativo Piemonte.
  3. 1-4. Oggi ha sei lustri — l’A. nacque il 16 gennaio 1749, sicchè a raggiungere i sei lustri gli mancavano soli quindici giorni. — Scrive Giov. Ardesco Molina al libro III, 1 delle Notizie storiche profane della Città di Asti, in Asti, MDCCLXXIV, appresso Francesco Pila: «.... mentre ritornava Pompeo dalle Spagne.... e passando per Asti, disceso che fu per le Alpi per restituirsi a Roma, ivi veggendo distrutta affatto questa Città, ed alcuni abitatori che tornati al suol natio piangevano sopra le sue rovine, considerando egli che tal danno avessero sofferto per immediata conseguenza degli aiuti, che diedero a’ Romani contro de’ Galli, e riflettendo pure che il sito, dov’era piantata, fosse proprio servire di un forte antemurale contro de’ Barbari Alpini, che di frequente scendevano a devastar l’Italia, e molto per essa si dilatavano non incontrando ostacoli; sperando finalmente ove fosse ridotta in buon essere d’avere in lei una città molto affezionata, determinò tosto di volerla ristaurare in modo, che fosse piú atta a resistere in tempo delle scorrerie di que’ Barbari, ed alle quali dopo la città di Pollenza, era questa la prima esposta per essere di qua dal Po situata. Con tal disegno passò Pompeo per mezzo alle ancor fresche rovine, e fermandosi nel sito dove prima eravi la piazza, piantò ivi l’asta sua con dire: Hic hastam meam planto: haec erit hasta mea; alludendo cosí al nome della stessa città, che Asti di già chiamavasi». — Tardissimo è da riferirsi a colle, nel significato di lentissimo.
  4. 7. Basta, ha forza, potenza.
  5. 9. Intorno alla severità delle leggi piemontesi, specialmente in fatto di stampa, vegg. la nota al verso ottavo del son. Negri panni, che sete ognor di lutto....