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di vittorio alfieri | 7 |
Trovo ai tormenti rei
Del vivo fuoco di cui tutto avvampo!
24Pochi dolci momenti, oh quanto amari
Parer mi fate e lunghi i giorni interi,
Che in funesti pensieri
Da lei lontan poi trapassare io deggio!
Tornare, è ver, ma oh come tarde e lente
Tornar le veglie1 sospirate io veggio!
Fossi almen d’ogni angoscia allora esente;
31Che l’ombre assai men greve
Mi parría l’aspettar, e il dí piú breve!
Ma (oh debile conforto
Al mio desire immenso!)
Che ottengo allor, se non di furto un guardo?
Che poss’io dir, se non di furto:2 Io ardo?...
Forse puoi ciò ch’io penso
38Legger nel viso smorto,
Nel cupid’occhio al rimirarti intenso.3
Ma un cor piagato d’amoroso dardo
Non si appaga di poco: e un nulla io chiamo
A lato4 a quel ch’io bramo,
Il poter dirti mille volte il giorno
44Ch’io sol per te l’aura vital respiro.
Qual fia dunque il mio stato, or che d’intorno
Cinta da tanti esplorator ti miro?5
Or che non pure i detti,
Ma deggio anco i sospir tener ristretti?
È ver, poco mi pare,
Quand’io ti siedo a lato,
51Il sogguardarti coll’occhio tremante:
Quando, benché nel cuor fervido amante,
Sotto aspetto gelato6
Mi ti debbo mostrare:
Ma da te sono appena allontanato,
Che dolce io chiamo e benedetto istante
E sol felice e sol cagion di vita,
58Quello in cui gradita7
- ↑ 29. Le veglie, le serate che l’A. poteva passare in casa della Contessa.
- ↑ 36. Di furto, di nascosto.
- ↑ 39. Intenso, sta qui per intento, ma ci sta proprio per la rima.
- ↑ 42. A lato, in confronto.
- ↑ 45-46. Gli esploratori eran quelli che, in sospetto di qualche segreta intelligenza fra l’A. e la Contessa, spiavano ogni loro gesto ed ogni parola.
- ↑ 51-53. Ciò non doveva costare gran fatica all’A., se il suo viso (Aut., III, 10) «soleva essere di vero marmo».
- ↑ 58. Verso zoppicante: sono sei sillabe invece di sette.
fra il pensiero contenuto in questi versi e il son. Solo e pensoso i piú deserti campi, del Petrarca.