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280 dagli «epigrammi»


4 Tragedie, in cui quell’armonia non v’ha
Che a me piacendo a tutti piacerà,
Che empiendo il cuore di soavità
Un dolce sonno all’udienza fa;
8 Per prescïenza1 che la toga dà,2
Io gl’inibisco l’immortalità.
Il tragico a tai detti impallidí;
Onde sua Dottorezza3 impietosí
12 E la sentenza moderò cosí.
Ecco, che accade a chi non crede in me....4
Pur, se l’autore affiderassi a me,
E lascerà purgar lo stil da me,
16 Quelle tragedie sue parran di me:
Ed (io il dico) avran vita quanto me.


VIII [cxix].5

Padre trent’anni muto il Pretendente
Or fa di nuova fabbrica Duchessa
Certa sua figlia che tornogli in mente;
4 E l’ha disfatta d’Arcivescovessa6
Ch’ell’era, ei sol non ne sapendo niente.
Eccola in Roma, è già Cardinalessa;
Ed ai preti è sí usata, che Papessa
8 Farassi, se vien fatta Nepotessa.7


  1. 8. Prescienza, dono della chiaroveggenza.
  2. 4-8. Nella sat. I Pedanti dice Don Buratto:
    Piacer senza fatica il carme apporte,
    E armonia copiosa lenitiva
    Che orecchi e cuore e spirito conforte.
  3. 11. Sua Dottorezza, come Sua Altezza, Sua Eccellenza, e simili.
  4. 13. Similmente nei Pedanti, 37 e segg.
  5. Carlo Stuart aveva una figlia illegittima, natagli da miss Clementina Walkinshaw, scozzese, donna che gli era rimasta fedele lungo tempo e nei momenti piú dolorosi della sua vita. Separatosi dalla Contessa d’Albany, il Pretendente chiamò presso di sé questa figlia, che aveva nome Carlotta, le fece dare il titolo di Duchessa, ed ella assisté amorosamente il padre suo. Morí, senza aver preso marito, a trentasei anni, in Firenze. (Vegg. Giov. Sforza, L’ultima degli Stuart in Dodici aneddoti storici, Modena, Namias, 1895).
  6. 4. La figlia del Pretendente, nel marzo del 1767, erasi ritirata con la madre nell’Abbazia di Nostra Signora di Meaux.
  7. 8. S’intende, se il Cardinale di York la riconoscerà per nipote. A questo epigramma, scritto il 27 gennaio 1786, stimo opportuno far seguire quest’altro, pure contro Carlo Stuart, composto il 6 aprile dello stesso anno, non senza aver prima fatto osservare che le accuse di viltà mosse contro di lui dall’A. non hanno alcun fondamento di verità, essendo anzi stato il Pretendente, nell’età piú bella, un valorosissimo, ma sfortunato militare:
    Che pretende il Pretendente?
    Dei Britanni essere il re:
    Ed io credo fermamente
    Che da scettro cosa egli è.
    Portò l’armi entro il bel regno,
    Da cui l’avo suo fuggí;