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di vittorio alfieri 247


Io ’l tenga, innanzi che il mio dir finisca,
129 Do ’l mio Sonetto all’acuta sua lima,
Che inibisce sí ben che l’uom vagisca.1


Satira Nona.2

I Viaggi.

Capitolo Primo.

Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύαργον [nel testo d’Omero πολύτροπον], ὃς μάλα πολλά
Πλάγχθη.


Omero, Odissea, v. 1.


Narrami, o Musa, le ozïose imprese,
D’uom, che tanto vagò.



Certo l’andar qua e là peregrinando
Ell’è piacevol molto ed util arte;3
3 Pur ch’a pié non si vada, ed accattando.
Vi s’impara piú assai che in su le carte,
Non dirò se a stimare o spregiar l’uomo,4
6 Ma a conoscer se stesso e gli altri in parte.
De’ miei vïaggi, per non farne un tomo,5


  1. 130. Inibisce, proibisce. Si noti l’acutezza di questa freccia lanciata per ultimo: i Cruscanti non ammettono fra’ vocaboli italiani vagire e vagito e intanto condannano gli uomini a bamboleggiare eternamente, a correr dietro alle parole, non curandosi di ciò che piú dovrebbe importare, cioè delle idee.
  2. Un viaggio in Italia, o, se era possibile, anche all’estero, soleva considerarsi, nel secolo xviii, il necessario compimento di quella qualunque istruzione che i giovani di famiglia aristocratica avessero ricevuto in patria; viaggi che porsero argomento di riso a poeti satirici e a commediografi, dal Parini, il cui giovin signore ha già devotamente visitato ciò che piú gli premeva in Francia e in Inghilterra, al Pindemonte, che presentò in una satira, intitolata appunto I viaggi, tipi svariati di giovani ignoranti e boriosi, al Goldoni che nella Pamela nubile introdusse quel Lord Harnold, il quale, dopo aver girato mezza Europa, è tornato in patria recando preziose notizie sulla cioccolata di Venezia, sui gelati di Napoli, sulla aerea leggerezza delle donne parigine. L’A. descrive in questa sua satira, divisa per comodità e per riposo del lettore in due parti, i viaggi da esso compiuti dal 1766 al 1772.
  3. 2. Arte, passatempo, divago.
  4. 3-5. Il Pindemonte nella cit. sat., dopo essersi domandato qual frenesia spinga mai gli Italiani a viaggiare senza posa, immagina che il lettore gli obietti:
    Ir d’ogni cosa
    Piú degna e rara in traccia, ed arricchire
    Di passo in passo, come nobil fiume
    Che tanto cresce piú, quanto dal fonte
    Piú s’allontana, tornò sempre in lode.
    Non viaggiò Pitagora? Non Plato?
    E che egli risponda:
    O lettor mio, parli erudito; meco
    Dunque, ov’agio tu n’abbia, osserva un poco
    I Pitagori nostri ed i Platoni
    Che ad arricchir di passo in passo, e come
    Nobili fiumi, a crescer van pel mondo.
  5. 7. Un tomo, un volume.