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di vittorio alfieri | 245 |
Tutta sua la Tragedia, in blanda forma
Gli alti sensi feroci appiana e spiega,
84 Sí che l’alma li beve e par che dorma.1
Ignoranza ed Orgoglio, usata lega,
Fan che una nuova Merope ci nasce
87 Di padre che non scerne Alfa da Oméga.2
Ma che parl’io di Greco a quei che in fasce
Stan del Latino ancor nel lustro nono,3
90 Sí che spesso han dall’umil Fedro ambasce?4
Ora, a bomba tornando; i’ gliene dono
A chi l’ha fatta; questa Meropuccia
93 Che usurpar vuolsi terzo-nata5 il trono.
Semplice no, ma gretta, in su la gruccia,
Ch’ella noma Coturno, si trascina,
96 Senza aver pure in capo una fettuccia:6
E la si spaccia poi Madre-Regina
Col monopolio dell’esclusïone,
99 Come s’altri fatt’abbiala pedina.7
Quel mio buon venerabile barbone,8
Ch’era il Nestor di Omèro mero mero,9
102 Cangiato io ’l veggo in vecchio non ciarlone:
- ↑ 84. Echeggiano, o pare a me, in questo verso, le parole del Tasso (Gerus. lib., XII, 69):
in questa forma
Passa la bella donna, e par che dorma. — - ↑ 85-87. «Verso il febbraio dell’82, tornatami un giorno fra le mani la Merope del Maffei per pur vedere s’io c’imparava qualche cosa quanto allo stile, leggendone qua e là degli squarci, mi sentii destare improvvisamente un certo bollore d’indegnazione e di collera nel vedere la nostra Italia in tanta miseria e cecità teatrale che facessero credere o parere quella come l’ottima e sola delle tragedie, non che delle fatte fino allora (che questo lo assento anch’io), ma di quante se ne potrebber far poi in Italia. E immediatamente mi si mostrò quasi un lampo altra tragedia dello stesso nome e fatto, assai piú semplice e calda e incalzante di quella» (Aut., IV, 9°). Oltre la Merope del Maffei, rappresentata con indescrivibile successo a Modena il 12 giugno 1713, protagonista Elena Balletti, soprannominata Flaminia, l’Italia possedeva su tale soggetto il Telefonte del Cavallerino (rapp. nel 1512), il Cresfonte di G. B. Livera, (stamp. a Padova nel 1588) e la Merope di Pomponio Torelli (pubbl. a Parma nel 1589). In Francia il Voltaire trattò nel 1743 lo stesso soggetto.
- ↑ 89. Nel lustro nono, nel 1796 l’A. aveva per l’appunto 45 anni.
- ↑ 90. Sí che provano difficoltà a capire anche il semplice, piano Fedro.
- ↑ 93. Terzo nata: a quale delle Meropi prealfieriane intende riferirsi Don Buratto? A quella del Torelli e del Maffei, o a quella del Maffei e del Voltaire? Probabilmente a quelle italiane, ma non è certo.
- ↑ 96. Una fettuccia, un ornamento.
- ↑ 97-99. Superiore infatti a tutte le Meropi antecedenti fu giudicata dai molti che ne istituirono il paragone quella dell’A., e la peggiore quella del Voltaire. — Monopolio, privilegio. — Pedina, donna di poco conto.
- ↑ 100. Questo vecchio è Polidoro, il fedele servo a cui Merope aveva confidato il proprio figliuolo; il Maffei era persuaso di aver creato con questo vecchio, che ha grande parte ne’ due ultimi atti, un tipo immortale, avendolo foggiato, com’egli stesso asseriva, sul Nestore omerico; ma i critici lo giudicarono, in generale, personaggio di maniera e sbagliato.
- ↑ 101. Mero-mero, tal quale.
additavano come perfetti modelli (Aut., IV, 2°).