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198 | rime varie |
Antistrofe I.
Ma, se innalzar vieppiú dolci canore
Suol (com’è fama) al bel Caístro1 in riva
Le finali sue voci,
Pria che dell’almo suon l’aura abbia priva,2
Candido cigno che cantando muore;
6 Cosí, mentre veloci
Del mio canto omai fuggon le ultim’ore
(Pur che là, Febo, il vogli),3
Fors’io nell’atto in che il tuo don ti rendo,
L’etrusca lira4 che tu a me non togli,
11 Forse ch’io pur vieppiú suonante ascendo
Ove non mai per sé5 giungean mie note,
Mercé il gran nume tuo che il tutto puote.
Epodo I.6
Odo un muggito orribile:
Scosso nel delfic’antro il suol traballa:
Già mi si fa visibile
Dalla squarciata in duo sacra cortina
La Sibilla terribile,
6 Fonte del vero a chi costretta avralla.7
Alma face divina
Le avvampa in fronte: l’alitante petto
Gonfio trabocca dell’ardente Iddio:8
E il suo rabido aspetto
11 E infra frementi labbia il muto urlío
Mi perturba e m’infiamma
- ↑ 2. Il Caistro (Caystrus) è un fiume della Lidia, ora chiamato Chïay.
- ↑ 4. Priva, privata.
- ↑ 8. Vogli è per la rima, ché la forma grammaticale è voglia.
- ↑ 10. Etrusca lira, perché l’A. volle in Toscana purificarsi dell’ibrido linguaggio natio e toscanamente scrivere.
- ↑ 12. Per sé, da sé.
- ↑ Immagina l’A. di ascoltare, intorno all’opera sua di fronte alla posterità, il responso della Pitonessa nel tempio di Delfo: la descrizione della terribile vaticinante è tratta da Virgilio (Eneide, VI, 47 e segg.):
- Ventum erat ad limen, quum Virgo: «Poscere fata
- Tempus, ait: Deus, ecce, Deus». Cui talia fanti
- Ante fores subito non vultus, non color unus,
- Non comptae mansere comae; sed pectus anhelum
- Et rabie fera corda tument, maiorque videri
- Nec mortale sonans, afflata est numine quando
- Iam propriore Dei: «Cessas in vota precesque,
- Tros, ait, Aenea?...».
- ↑ 6. Profetessa di verità a chi sarà riuscita a costringerla.
- ↑ 9. Dell’ardente Iddio, del Nume da cui essa è ispirata.