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196 | rime varie |
Spregiar dobbiamo, e divorarvi a stento
La magnanima nostra inutil rabbia,1
14 Finché sia ’l tempo del servir poi spento.
CCI.2
Stima sua gloria essere fra i primi perseguitati.
S’io nel comun dolore, allor che tutti
I Buoni soli gemon sotto al peso
Della servil tirannide, compreso
4 Non fossi primo in sí onorati lutti;3
Certo, allor gli occhi non di pianto asciutti
M’avrei, d’alta vergogna il cuor compreso:
Ch’io mostreria, vilmente essermi arreso
8 A patteggiar d’oppressïone i frutti.
Non che gran parte, mie sostanze intere
Furate a me, me di piú Fama4 ricco
11 Facciano, e in un mie voci ognor piú vere.
Cosí due volte dal mio Aver mi spicco,5
E la mia Libertà con me sol pere:
14 Nel fango i vili intanto al suol conficco.
- Or dentro ad una gabbia
- Fere selvagge e mansuete gregge
- S’annidan sí che sempre il miglior geme....
- ↑ 13. La magnanima rabbia ricorda le magnanime ire dell’Educazione del Parini.
- ↑ Nel ms.: «Dí 30 agosto, né Fondacci».
- ↑ 4. In queste persecuzioni che onorano quelli che ne sono l’oggetto.
- ↑ 10. Di piú fama, di maggior fama.
- ↑ 12. Mi spicco, mi allontano — Due volte; la prima nel 1778, allorché aveva fatto alla sorella donazione del suo patrimonio per potersi disvassallare dal nativo Piemonte.
rato sino al 9 nov. 1799; di Trecento; io non so che alcuno stato europeo avesse allora un governo composto di tal numero di persone, ma forse l’A. vuol riferirsi con questo numero ai governi democratici in genere: autocrazia, oligarchia, democrazia parimente in odio al Poeta che in quel tempo meditava, per istenderla nel settembre del 1799, la sua tetratologia comica L’Uno, i Troppi, i Pochi, l’Antidoto. — Natalizia, nativa. — Gabbia, prigione: il Petrarca (Rime, CXXVIII):