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180 rime varie


CLXXX e CLXXXI.1

Il vero e il falso uomo libero.

Uom, di sensi, e di cor, libero nato,
Fa di sé tosto indubitabil mostra.2
Or co’ vizj e i Tiranni ardito ei giostra,3
4 Ignudo il volto,4 e tutto il resto armato:
Or, pregno in suo tacer d’alto dettato,5
Sdegnosamente impavido s’inchiostra;6
L’altrui viltà la di lui guancia innostra;
8 Né visto è mai dei Dominanti a lato.7
Cede ei talor, ma ai tempi rei non serve;
Abborrito e temuto da chi regna,
11 Non men che dalle schiave alme proterve.
Conscio a se di se stesso, uom tal non degna
L’ira esalar8 che pura in cor gli ferve;
14 Ma il sol suo aspetto a non servire insegna.


Uom, che devoto a Libertà s’infinge,
Vile all’oprare, al favellar feroce,9
Profano ardisce con mentita voce
4 Dirsi un di quei, cui l’alta Dea10 costringe.
Sola natía bassezza a ciò il sospinge,
D’altrui pensieri usurpator veloce;


  1. Il primo di questi due sonetti fu scritto, come risulta dall’autografo, il 26 ottobre, il secondo il 30 ottobre del 1795.
  2. 2. L’Ariosto (Orl. fur., I, 52):
    Fa di sé bella ed improvvisa mostra.
  3. 3. Giostra, combatte.
  4. 4. Ignudo il volto, in segno di lealtà.
  5. 5. D’alto dettato, di profondi pensieri.
  6. 6. S’inchiostra, si arma delle sue opere d’inchiostro; ma non so che questo verbo sia mai stato adoperato in questo senso, e la Crusca non ne registra alcun esempio.
  7. 8. «Se dunque il letterato, uomo per se privatissimo e oscuro, senza nessun’altra potenza né autorità, che quella del proprio ingegno; se il letterato osa pur concepire il sublime disegno di voler da se solo persuadere gli uomini, rettificare i loro pensieri, illuminarli, difenderli, dilettarli, convincerli, e far forza ai piú; chiara cosa è ch’egli dovrà aggiungere al molto ingegno naturale, alla dottrina necessaria e bastante al soggetto, al caldo e puro parlare, una altissima stima di se stesso; e non solamente la stima del proprio ingegno, ma della illibatezza dell’animo, del severo costume, della virtuosa e libera sua vita, non contaminata (per quanto si può) da nessuna macchia di timore, di dipendenza, né di viltà». (Del Principe e delle lettere, II, 7).
  8. 13. Esalar, manifestare; e cosí altrove. È evidente che l’A., nel foggiare il tipo del perfetto uomo libero, aveva in mente se stesso.
  9. 2. Achille ad Agamennone (Iliade, I, 225):
    Κυνὸς ὄμματ’ ἔχων, κραδίην δ’ ἐλάφοιο,
    che il Monti tradusse: Cane agli sguardi e cervo al core.
  10. 4. L’alta Dea, la Libertà.