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di vittorio alfieri | 161 |
Non v’è questo mio dire, Itali, oscuro;
Nostra è la palma or da Natura, e chere1
14 Sol che si nutra in noi sua sacra vampa.2
CLVI.3
Ritornando in Italia.
Per queste orride selve atre d’abeti,
Ch’irto fan dell’aspre Alpi il fero dorso,
Donna mia, già soletto io tenni il corso
4 Tuoi rai seguendo, astri miei fidi e lieti.4
Indivisibili or, contenti, e queti,
Piú non temendo della invidia il morso,5
Noi la via pittoresca a sorso a sorso
8 Libando andiam, come pittor-poeti.6
Dopo quasi due lustri,7 alla bramata
Italia alfin rivolte l’orme, addio
11 Diam sempiterno alla Germania ingrata.
- ↑ 13. Chere, arcaismo per chiede, dal lat. quaerere.
- ↑ 14. Vampa, fiamma.
- ↑ «Ci eramo diretti a Calais, perché non essendo ancora la guerra cogli Inglesi, si pensò che si potea piú facilmente andare in Inghilterra che in Fiandra, dove la guerra si faceva vivamente. Giunti a Bruselles, la signora volle rimettersi un poco dalle paure sofferte con lo stare un mesetto in villa colla sorella, e il degnissimo suo cognato.... Visto poi sempre piú oscurarsi il cielo di quel paese, e nata nel terrore e nel sangue quella sedicente republica, noi saviamente ascrivendo a guadagno tutto quello che ci potea rimanere altrove, ci ponemmo in via per l’Italia il dí primo d’ottobre [1792], e per Aquisgrana, Francfort, Augusta ed Inspruck venuti all’Alpi e lietamente varcatele, ci parve di rinascere il dí che ci trovammo nel bel paese qui dove il sí suona». Durante questo viaggio dice l’A. che gli si riaprí il fonte delle rime; ciò veramente non pare, perché solo due sonetti si riferiscono a quel periodo: questo surriportato, che fu composto il 23 ottobre fra Tarvis e Inspruck, quello che segue, scritto due giorni dopo, scendendo il Brenner; il terzo, che nel ms. manca di data, è da collocarsi dopo il 5 nov., giorno e mese nei quali l’A. e la Contessa posero piede in Firenze.
- ↑ 1-4. Efficace mi pare il contrasto fra il suono cupo ed aspro dei primi due versi e quello pacato e lento de’ successivi. Il dorso, il fianco.
- ↑ 6. Allusione a ciò che si era detto intorno al poeta e alla Contessa, nei primi tempi del loro amore, prima a Firenze, poi a Roma.
- ↑ 8. Libando: vocabolo piú adatto l’A. non avrebbe potuto trovare, per darci l’idea della lentezza con la quale la Signora e lui percorrono la strada per meglio gustarne le bellezze e per piú assaporare la compagnia una dell’altro. Nel ms. questo verso ha una var.:
Libando andiam, ch’è nettare ai poeti;
ma è migliore la lezione del testo. - ↑ 9. Dopo quasi due lustri; sette anni per l’A., che era partito dall’Italia nel 1785, nove per la Contessa, che ne era uscita nell’83.
giò tali vocaboli: in luogo di creante, non bello e poco chiaro, l’A. aveva prima scritto matrice, indi primiera.
Alfieri, Poesie varie. | 11 |