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di vittorio alfieri | 157 |
CLI.1
Ad una tortorella.
Bianco-piumata vaga tortorella,
Ch’or, su la mia fenestra il vol raccolto,
Ti stai dolce-gemente in tua favella,2
4 Fisa i raggianti occhietti entro il mio volto;
Che vorresti pur dirmi, o tu sí bella?
Mira, a mia posta anch’io ti guardo e ascolto;
Che messaggera d’amorosa stella,
8 Certo ver me le rapid’ali hai sciolto.3 —
A te, che amor per lunga prova intendi,
Né per prospera sorte il cor ti smalti,4
11 A te vengh’io narrar miei lutti orrendi. —
Deh! basta; intesi: ah, sola sei! già gli alti
Strali mi passan del pianto che imprendi:5
14 Già piango, e tremo che il tuo duol mi assalti.
CLII.6
Che sia il Poeta.
Poeta, è nome che diverso suona
Appo genti diverse in varia etade;7
Onde, or nel limo vilipeso ei cade,
4 Or l’uom dal mortale essere sprigiona.8
Ma uman giudizio torre o dar corona
Mal può d’un’arte, che divina invade
Gli almi suoi mastri,9 e alle superne strade
- ↑ Nel ms: «25 e 26 ottobre, scendendo di Montmartre».
- ↑ 1-3. Bianco-piumata, dolce-gemente, solite parole composte, delle quali tanto si compiaceva l’A. Echeggiano al nostro orecchio, nel leggere questi versi, altri versi di un lamento che fu popolarissimo un tempo fra noi: quello del Tremacoldo, nel Marco Visconti del Grossi:
Rondinella pellegrina
Che ti posi in sul verone,
Ricantando ogni mattina
Quella flebile canzone,
Che vuoi dirmi in tua favella,
Pellegrina rondinella? - ↑ 8. Hai sciolto, hai mosse, indirizzate.
- ↑ 10. Ti smalti, come altr., ti impietri.
- ↑ 13. Che imprendi, che incominci a versare.
- ↑ Questo sonetto, uno dei piú robusti e de’ meglio verseggiati fra quanti ne compose l’A., fu scritto il 29 ottobre 1790, a Parigi.
- ↑ 2. Appo genti diverse, nello spazio, in varia etade, nel tempo.
- ↑ 4. Eleva l’uomo ad altezze sublimi.
- ↑ 7. Gli almi suoi mastri, coloro che la esercitano con nobiltà d’intendimenti, con altezza di propositi.