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di vittorio alfieri | 75 |
Dell’ampio mondo traditore il vuoto,
I casi varj e sempre pur gli stessi,
E l’aspra noja, e il rio languor mi è noto;
8Né piú vedrei, se in lui mill’anni io stessi.1
Parte di me miglior, mia donna, m’odi:2
O insieme in solitudine rimota
11Vivremo un giorno in dolci e lieti nodi;
O ch’io, vivo sepolto in terra ignota,
Sempre piangendo, cantando tue lodi,
14Sospirerò che morte mi percuota.
LXV [xciii] e LXVI [xciv].3
Che cosa ormai lo tenga in vita.
Io vo piangendo, e nel pianger mi assale
Sí fera voglia di finir per morte
L’aspre vicende d’insoffribil sorte,
4Che in me per poco omai ragion prevale.4
Dico talora: il piú indugiar che vale?
Mai non verrà quel dí, che ti conforte;
Le tue dubbie speranze puoi dir morte:
8Vive sien anco; il ben qui, agguaglia il male?
Orma quaggiú lasciar che tu se’ stato,
Perché5 piú tempo aspetti, non potrai,
11Se il coturno6 non t’ha fama acquistato.
- ↑ 8. E non potrei vedere nulla di peggio, campassi mille anni.
- ↑ 9. Altrove: Donna, dell’alma mia parte piú cara.
- ↑ Il primo di questi due sonetti ha nel ms. la data: «Lione, 9 novembre [1783]», il secondo: «Tra Lione e Tarare, 6 novembre»: sicché dovrebbero, secondo la cronologia, essere disposti nell’ordine contrario a quello che io ho loro assegnato; ma il secondo compie il pensiero del primo, onde ho creduto, per questa volta, di non rispettare la cronologia e disporre i due componimenti cosí come fece anche l’A. nell’edizione di Kehl.
- ↑ 4. Che la ragione ha ormai in me scarso sopravvento.
- ↑ 10. Perché, per quanto.
- ↑ 11. Il coturno, la produzione tragica.
né devesi dare soverchia importanza alle seguenti parole che nel 1790 scriveva alla madre sua: «Sono stato anche alla Trappa, famoso convento di Solitari, in cui sono stato edificato veramente e compunto della sublime pietà di quei Religiosi»: a temperare e a chiarire il significato delle quali scriveva pure alla madre il 13 dicembre dello stesso anno: «Vedo... dalla sua ch’ella si felicita in sé stessa che la vista dei frati Trappisti mi abbia compunto il cuore di ammirazione devota; onde le voglio dire per sua consolazione ch’io sono assai meno mondano di quel ch’ella mi crede; ch’io vivo in questa città [Parigi] una vita ritiratissima, andando a letto ogni sera alle cinque o le sei; studiando tutta la mattina fino alle due; e stimando che si possa servire a piacere a Dio in ogni stato». — Vile ozio, ozio, cioè, che sottrae alle lotte e alle responsabilità della vita.