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DIALOGO. 49


fato alle eterne sue leggi per or derogando, quest’una forse conceduta non mi ha, che come un lieve compenso all’inopinato e barbaro modo con cui rapito mi fosti.

FRANCESCO.

Vero è, (così pur nol fosse!) che prima ed ultima volta fia questa, in cui scambievolmente vederci ed udirci potremo oramai; ma la fervida memoria che di me tu conservi, mi ti renderà bene spesso presente, ed in parte così verrai a deludere le inesorabili leggi di morte. Dal vano pianto io ti scongiuro dunque a cessare; non ardirò dirti interamente lo stesso quanto alle tue tante rime; sì delle poche che per me hai fatte o farai, sì delle molte, e troppe, che per la tua donna scrivesti e scrivi tuttora. Ma siccome tu fama da esse non pretendi nè aspetti, più nobile e dolce sfogo della mestizia dell’animo tuo, amichevolmente ti dico che ritrovare non puoi. E molto mi piace che dell’amata tua donna,

 
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