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DIALOGO. 45


e calda tua anima, chi negarmi ardirà, che tu, in altra più felice contrada nato, per la patria, per la virtù, e per la verace gloria, di ogni più sublime sforzo non saresti stato capace?

FRANCESCO.

Deh, basti. Non so se il solo dolore del premorto fratello mi uccidesse, e nol credo; ma certo il mio corpo, già non robustissimo, gran crollo ne riceveva. Doleami il fratello, poco curava io di me stesso, e tu presente non eri; propizio era il punto. All’età mia non m’era possibile oramai di rinascere a vera vita; tu sai che il dolor di non vivere quale potuto forse l’avrei, andava consumando i miei giorni; l’aggiunta dell’estraneo dolore fu quella forse che colmò la misura; e morte, che in petto mi albergava pur sempre, trovò in quell’istante tutte dischiuse le vie a diffondersi pel debil mio corpo. E ciò fu il meglio per me: alle tante mie noje non