parendo, non l’era. Ignote eran forse le tue parti sublimi di verace antica virtù che ti avrebbero fatto di tua propria luce brillare in mezzo ai più sommi uomini di Roma libera; ma quelle virtù secondarie, che altro non sono se non se negazione di vizj, e che nella presente nostra meschinità pur somme si chiamano, (e, visti i governi nostri, forse elle il sono) quelle possedevi pur tutte, e ogni giorno, come corrente moneta, senza avvedertene, le spendevi. Quindi nasceva il rispetto, quindi l’universale amore sì grande e verace, che quando io mi accompagnava con te per le vie, dal più infimo fino al più grande, io vedeva in ogni volto manifestamente nel salutarti scolpita quella tacita venerazione, che non si può aver dagli uomini mai per altr’uomo, se non per chi non ha macchia nessuna. Nel volto dei buoni, che erano per lo più i bassi, la rimirava io mista d’amore; in quel degli altri tras-