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DIALOGO 37


VITTORIO.

Ciò ch’io più pregio in te ed ammiro, si è, che tu nato buono, e fatto poi ottimo dal molto pensare, e dal molto conoscere le umane cose, godevi pur d’esserlo per te stesso; e se mostrar tale ti dovevi, sempre di alquanto minor valore che il tuo non era, ti mostravi. Tu fra questi presenti uomini mi parevi quasi una gemma nei fango, che per meno rilucere vi si nasconde; ma per esser bruttata non perde già ella il suo splendore e virtù; e chiunque la raccoglie e terge, sel vede. Da questo tuo parlare ben ora comprendo perchè allor quando l’acerba morte rapivati, ancorchè da pochissimi ben conosciuto, e da tutti dissimile, tu eri pur pianto e desiderato da tutti. La virtù, benchè occulta, gli animi dunque tutti, ed i men virtuosi, pienamente, e mal grado loro, soggioga. Ma vero è, ch’ella era di sì gran vaglia la tua, che occulta

 
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