porta ai maggiori di noi, o creduti tali, non odiava io perciò i nobili, perchè paragonandomi con essi, in nessuna cosa mi ritrovava io minore di loro, ed in molte maggiore. Dal mio negozio, dove, più per rispetti di famiglia, che per avidità di guadagno, mi stava trafficando di seta, vedeva io spesso pel maggior foro della città scioperati, e carichi oppressi d’ozio e di noja codesti nobili passeggiare; ed io li vedea standomi tal volta con Tacito, o con altro sommo classico in mano: come mai odiarli potea? Tacito, o altro libro dicevami, che nè io, nè essi in questi governi eravamo, nè essere potevamo giammai veri uomini: niuna differenza passava tra essi e me nel servire, se non che io d’esser servo sapeva, e doleamene, e vergognava; essi nol sapeano, o se ne gloriavano. Indegno sarei stato del tutto di poter essere un vero uomo, se più assai compatita non avessi tal gente che odiata. E in ciò ti svelo schietto il mio cuore; o