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26 LA VIRTU SCONOSCIUTA,


meritar la mia stima; pensa che io da te non rivolgo mai gli occhi, e che ogni tuo più interno e nascosto senso io leggo e discopro.

VITTORIO.

E ciò sia: e se non sempre, anzi le più rade volte, scorgerai nel mio pur troppo picciolo cuore sane ed alte cagioni che il muovano; a quest’una di parlar di te, d’amarti, e apprezzarti più che cosa del mondo, son certo che niuna vile cagione, nessun basso fine vedrai che mi muova.

Ma, poichè tu mi vieti che io faccia di te mai menzione nel mondo, ed or ora tu stesso parlandomi, notasti il mio ardire, col quale io in faccia ti laudava, cosa che a te vivo non avrei fatta io mai; piacciati per mia consolazione, sollievo, e istruzione rendere a me solo ragione di molte tue particolarità, di cui non mi sono attentato in vita richiedertela. E ciò non sia prova che l’uno amico all’altro nulla