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atto terzo | 91 |
SCENA QUARTA
Coro.
STROFE I
e liberal mai sempre,
te pure in spoglie pastorali avvolto
giá degnossi abitare il Pizio Apollo:
le cui soavi tempre
dell’alma lira mai non fean satollo
orecchio niun, che gli porgesse ascolto;
quand’ei per queste valli tortuose
tra le greggie lanose
pastorecci cantava inni di spose.
ANTISTROFE I
le macolate Linci;
e, ritolte al boscoso Otrio soggiorno
le biondeggianti torme dei Leoni,
Febo immortal, tu vinci,1
sposando il carme di tua cetra ai suoni:
cozzante all’aure con lascivo corno
lieve il villoso cavriol saltella
tra questa pianta e quella
degli abéti, cui chioma eccelsa abbella.
STROFE II
a dovizia fornito abiti, o Adméto,
i Piani ampj ridenti
- ↑ Il Testo non aggiunge nessun epiteto alla parola Febo. In questi squarci lirici, attesa la servitú del metro, e della rima, il Traduttore si è un pocolino piú emancipato dal Testo.