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atto terzo 89
Ercole   Ma pur, non uno

son, l’esistere e il no.
Adméto   Tu il di’; non io.
Ercole Che piangi or dunque? qual tuo amico è estinto?
Adméto Una donna. Tu dianzi udisti; femmo
menzíon d’una donna.
Ercole   Estranea forse,
o del tuo sangue?
Adméto   Estranea, sí; ma pure
necessaria era alla mia casa.
Ercole   Or come
a morirvi venn’ella?
Adméto   Vi crebbe orfana.
Ercole Deh, non ti avessi in duol trovato, o Adméto!
Adméto Questo tuo dir, che fia? che stai per farti?
Ercole Ad altr’ospite andarmene.
Adméto   Non lice,
o Re: tal danno il ciel mi tolga!
Ercole   Ognora,
ov’egli approdi a lagrimante ostello,
fassi molesto l’ospite.
Adméto   Che vale?
Chi piú non è, non è. — Tu dunque il piede
poni in mia reggia.
Ercole   Il banchettar disdice
appo gli afflitti.
Adméto   Havvi appartate sale
atte a ciò: quivi introdurremti.
Ercole   Ah! lasciami:
ten sono io pur gratissimo.
Adméto   A niun conto
albergar puoi presso altri. Entra, precedi:
spalancati ecco gli atrj: ospite stanze
lá troverai: cibi a tua posta imponi
a chi per me quivi presiede. E voi,
chiudete lá le intermediarie porte