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atto terzo | 87 |
Ercole N’avrò i destrieri; e ad Euristéo trarrolli.
Coro A tai destrieri rimboccare il freno,
lieve impresa non è.
Ercole Spiran lor nari
fiato di fiamma forse?
Coro Han ratti denti,
ond’ei divoran l’uomo.
Ercole Di montane
belve fia l’esca, di destrier non mai.
Coro Eppur di sangue i lor presepj aspersi
vedrai.
Ercole Ma quei, che pur li nutre e affrena,
qual genitor vanta egli?
Coro Il fero Marte:
e su i Traci egli regna, al par che ricchi,
belligeri.
Ercole Travaglio ecco novello,
quel ch’or tu narri, il mio Destin mi appresta:
duro e sublime il mio Destin fia sempre.
Figli ognora di Marte a me fan fronte:
giá Licaón primiero, e Cigno quindi
ebbi a combatter; terzo ora vedrammi
questo Trace Díomede, e i suoi destrieri
e lui sfidarne a pugna. Ercol, d’Alcména,
niun mai vedrallo paventar nemici.
Coro Eccolo, il Re di questa terra: appunto
di sua reggia esce Adméto.
SCENA SECONDA
Adméto, Ercole, Coro.
di Perseo stirpe, o tu di Giove nato.
Ercole Salve, o tu pur, Re di Tessalia, Adméto.