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ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Adméto, Alceste, coi due figli, e il Coro in disparte.
sublimi eterne!
Adméto Le celesti ruote
scorgonci entrambi in duri affanni, ed ambi
pure innocenti ai giusti Numi innanzi;
onde, il morir non t’è dovuto.
Alces. Oh terra
della paterna Jolco! oh patrii tetti!
oh nuziale talamo!
Adméto Deh, piacciati,
se non vuoi trarmi a morte, ergere alquanto
l’alma infelice ai Numi onnipossenti,
perch’ei ti compassionino.
Alces. Giá veggo,
la fatal barca io veggo; e starvi al remo,
degli estinti nocchiero, il fier Caronte:
gridami ei giá: «Che indugi omai? ti affretta;
presto è il tutto, e tu tardi?» — In tali accenti
frettoloso ei mi accelera.
Adméto Ahi me misero!
Di quale acerbo navigar parlasti!
Oh tu infelice! oh quali punte io provo!
Alces. Me trae giá giá, qualcun me trae (nol vedi?)