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atto primo 75
sazíata, fuor balza ella e dal letto

e dalla stanza maritale: e tosto
poscia vi riede, e ad abbracciar ritorna
il letto; e di nuovo esce; e ancor vi torna.
Ma i figli intanto pendon dalle vesti
della madre, piangenti: ella a vicenda
or l’uno in collo recasi ed or l’altro,
l’estremo abbraccio di morente madre
dando ad entrambi. Un pianto lamentevole
su la lor donna entro la reggia udresti
dei servi tutti; mentre a ognun benigna
porge ella stessa l’amichevol destra,
anco ascoltando e parlando al piú vile. —
Della magion d’Adméto, ecco l’infausto
stato. Vero è, morir dovea; ma, salvo,
pur sará preda ei di perenne doglia.
Coro Certo, che a forza di tal moglie orbato,
tra pianti e guai vivrassi Adméto.
Ancel.   E i pianti
giá cominciaro. Infra sue braccia ei tiene
la sposa amata; e, l’impossibil chiede,
ch’essa non lo abbandoni. Giá dal tabido
suo morbo Alceste si consuma: sciolte
spossate giá cadon sue mani: eppure,
cosí mal viva, per l’ultima volta
furare ancora i raggi vuol del Sole,
il cui splendente globo, ah, non piú mai
poi le accadrá di rivedere. Ad essa
andronne io dunque, e la pietosa vostra
venuta annunzierolle. Ah! non son tutti
dei lor Sovrani i sudditi sí amanti,
da professarsi in sorte avversa fidi:
ma, del Re nostro, antichi amici voi.
Coro Deh, quando, o Giove, ed in qual guisa ai mali,
che a lor sovrastan, potran pur sottrarsi
i nostri Re! Ma, gente dalla reggia