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atto quinto 53
il vostro aspetto, dell’aspetto atroce

di quel, vie piú di voi, orrido mostro...
Io son tradita... ma con l’armi istesse,
con cui tradito ho l’infelice Antonio.
Sconsigliata, che feci?... Antonio!... Antonio!..
O pentimento piú del fallo iniquo!
Non di virtú, non di pietá sei figlio,
ma d’inerme furor, empio, e deluso.
E voi, rimorsi da gran tempo oppressi,
voi risorgete in folla a far vendetta,
e vendetta crudel del mio disprezzo?
Ma non è tempo d’ascoltarvi ancora;
e son vani i lamenti, e i pianti vani,
e tardi troppo. Ad emendar delitti,
necessario è talor l’oprarne nuovi.1
Stolta, che dissi? e quando mai delitto
fu il castigare un empio? Augusto pera,
come Antonio perí: la giusta morte
voto agli Dei, per espiar l’ingiusta.
Si versi tutto quell’infido sangue,
e su la tomba dell’estinto Antonio;...
si placherá cosí l’ombra tradita.
Diom. Piú necessario, e men del primo orrendo,
ma difficil, pur troppo, è un tal delitto.
Alcun s’appressa.
Cleop.   Antonio! eterni Dei!
Apriti, o suolo. Ove mi celo? indegno,
mentitore, cosí tu mi tradisci?
Diom. Per non tradir l’onor, tradisco un rege,
che m’impone misfatti.


  1. 1783.           Nuovi talora è necessario oprarne.
    1790.           Forza è talor nuovi adoprarne... Ahi stolta!