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ATTO QUARTO

SCENA PRIMA

Cleopatra, Diomede.

Cleop. Cleopatra, coraggio; il ciglio volgi,

all’impero del mondo baldanzosa:
tu nascesti a regnar, e invan s’armava
contro di te l’invida sorte, invano.
M’offre Antonio, d’amor per prova estrema,
una morte penosa; e vita, e onore,
ed il trono perfin, mi rende Augusto;
né mi toglie la speme, assai piú cara,
d’incatenarlo un dí servo d’amore.
Non vacilla il mio cor fra i due rivali.
E a te che par, Diomede?
Diom.   Alla regina
dirò, che Antonio è sventurato, e vinto,
ch’Augusto è il vincitor; che non fu dato
d’obbedire all’amor, unqua, ai tiranni,
e ch’agli occhi d’un saggio appar talora
piú pregevol la tomba assai, che il trono.
Cleop. Ma tu, che andasti esplorator d’Augusto,
d’ogni picciol suo moto a me da’ conto.
Pronunziando il mio nome, di’, il vedesti
cangiar d’aspetto, od arrossire in volto?
Che osservasti negli occhi, in quei sinceri
specchi dell’alma? parla, e parla vero.