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248 nota

pagina nel testo della tragedia, sono autografi, tranne quello a p. 34 della presente ed. che è di mano del Polidori1.


I versi segnati con asterisco sono quelli a cui l’Alfieri aveva apposto un segno in lapis con l’intento di migliorarli in seguito. Tale modificazione fu fatta solo per quei pochi passi che si riportano a piè di pagina.


Da questi cenni sul codice si comprende come per la Cleopatra abbiamo solo una copia di uno scritto assai giovanile, su cui l’autore è tornato piú tardi per la compiacenza di convincersi sempre meglio della sua maggiore destrezza tecnica, ma non certo col proposito di aggiornarne le grafie secondo criteri piú moderni e piú maturi. Perciò il problema dell’edizione si presenta con aspetti meno rigorosi che per tutte le altre opere delle quali possediamo l’autografo o l’edizione curata dall’autore. Infatti, per questa mia edizione, ho ridotto molte grafie alla forma accertata per le diciannove tragedie, come giá avevano fatto i primi editori e il Milanesi.

Ecco le principali caratteristiche grafiche del codice fra quelle che non sono state riprodotte nella presente edizione:

Azzio, Egizzie strazzi (da straziare);

nò, sò, fú, prò, frá, sá, diffesa, scetro;

sdegniate, darli (= dargli), pregievol;

gl’eroi, l’involi (= gl’involi), gl’empi;

oh rimorsi; talvolta segna cosí il vocativo; come a c. 9r: Tanto dunque, oh rimorsi, è il poter vostro.

Altre volte accade il contrario: c. 11r O quanto l’amo; c. 16v O quanto sei;

un’amico, un’inimico, d’un alma;

coregge (= corregge), rinovar, scelerata;

Giuglio (= Giulio).

C’è anche qualche errore materiale che naturalmente è stato eliminato:

                         c. 17v formate (= formata);
                         c. 32r Marte (= morte).


  1. Il Milanesi erra anche qui, perché riporta come variante il verso corretto e inserisce nel testo la forma primitiva. Le prime edizioni invece qui stampano giusto.