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atto quarto 229
L’Inv.   E il loco

per lui si serba.
Caíno   Oh rabbia! Or tutta, appieno
tutta or si sgombra la caligin densa
che le viste offuscavami: quel moto,
che in me feroce incognito indistinto,
all’aspetto talor, talvolta al nome
solo d’Abèle, in tutto me sentiva;
eccone il fonte.
L’Inv.   Or tutto sai. Sol bada,
che i passi tuoi non antivenga Abèle.
Giunto tu appena all’altra riva, incontro
a te farommi, e tua sarò: ma teco
dato non m’è d’irne a tal varco: intanto,
a confermarti in tuo proposto, or bada
quant’io farò. — Madre, per dargli un lieve
saggio di nostra avventurata gente,
ch’oltre a quell’acque ei troverá, non fora,
dimmi, opportuno un bel drappello eletto
fargliene quí subitamente innanzi
baldo apparire?
La Morte   A senno tuo puoi farlo,
amata figlia.
L’Inv.   Or tu vedrai, Caíno,
popol leggiadro, e tra soavi note
agili danze armoniche, onde ratto
sará il tuo core. — Almi fratelli, a volo,
rapidi al par del mio pensier, giungete.1


  1. Percuote col piede la terra; e tosto appariscono da ogni parte i diversi Cori di Musici e Danzatori.