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220 abèle
Adamo   E che saria, se poscia

per altra via fors’essi desser volta,
e noi quí non trovassero? né loro
ritrovassimo noi? tu ’l vedi: a doppia
angoscia ci esporremmo. In Dio frattanto
speriamo: in breve...
Eva   Ah! ch’io nel cor mi sento
inspiegabili moti: smisurata
malinconia mi opprime: il pianto, or dianzi
nell’abbracciare Abèle, mi s’apriva
strada per gli occhi a forza: parea quasi,
ch’io l’abbracciassi per l’ultima volta.
E il terribil suo sogno!... Oh Dio! se mai,
Dio permettente, una tal fiera... Oh! quanto,
quanto mal festi di non ir tu stesso
or di Caíno in traccia!
Adamo   Amata donna,
acqueta or l’alma un poco: ecco, piú forte
giá giá mi sento in me. Dal fianco parmi
che un non so qual gravoso alito tetro
mi si togliesse: il cor piú non mi stringe
quel rio fetore incognito; la mente
piú non mi offusca. Errai, certo, e non poco,
nell’inviar cosí soletto Abèle:
io, di Caíno in traccia, irne sol io
dovea: deh! come smemorato io tanto
era in tal punto? Al mio gridar, mi avria
Caíno udito, anco varcato ei fosse
oltre la selva. Oh Dio! ma che far debbo?
Irne? te lascio; attenderli? fors’essi
non riedono. Atterriamci, Eva diletta,
al Creatore: i preghi tuoi tu mesci
tacitamente ai miei; finché dall’alto
l’ajutatrice sua sonante voce
senno ci arrechi.
Eva   A lui, sí, prosterniamoci.