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atto terzo 213
  Sí, s’attoschi, si tronchi, si sbarbi

  ogni suo bene...
Lucifero   Senza tremar.
Tutti   Senza tremar.
  Ogni, ogni bene,
  senza tremar.
L’Invidia   Ecco mia preda: questi,
  che quí supino dorme:
  truci in volto ha le forme:
  vada, vada, e si annesti
  seco, ed al cor ben ben se gli avviticchj,
  questa mia serpe, e gliel rosicchi a spicchj.
La Morte   A me quest’altro piace
  che al di lui fianco giace.
  Piace a me la gioventú:
  segnare il vo’.
  Dormi dormi, pur tu;
  doman tuo sangue tutto io mi berrò.
  Sí, giovincel; da te
  principierá ’l mio esser, che non è.
  Quanto ne piangerá
  quell’altra coppia che sen dorme or lá!
Lucifero   Giá giá il sottile serpentel tuo livido
  sovra Caíno — strisciasi,
  e in mezzo al cor gli pianta il fero brivido.
  Giá d’Abèle il destino — irrevocabile
  sul di lui volto stampasi:
  niun può torlo a tua falce inesorabile.
  Ben feste, o Figlie, l’alto dover vostro:
  quel che a far vi rimane, al fatto è poco.
  Or visibili, or no; talor col nostro,
  talor col finto aspetto, in ogni loco,
  or da lunge, or da presso, omai si debbe
  sempre osservar da nui,
  se alcun di questi dui
  il suo calice amaro appien non bebbe.