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210 abèle
ci amate, voi pur crescere dovreste

in ogni cosa, e piú di noi.
Adamo   Vedevi,
Abèl, tu mai, nello spuntar dell’alba,
al primo uscir dalla capanna nostra,
vedevi mai la rosa, pregna tutta
di notturna benefica rugiada,
star tumidetta aspettando che il Sole,
almo apritor delle sue foglie, irraggi?
Abèle Oh, questo sí vedeva io spesso; ed anzi
anco osservava, al ritornar la sera,
che inaridita e mezz’arsa, e inchinata
ell’era; e mezza appena, il giorno appresso;
e il terzo dí, non v’era piú.
Adamo   Vedesti,
figlio mio, ciò che dopo alquanti Soli
adiverrá del viver mio, di quello
della tua madre...
Abèle   Oh cielo! e verrá giorno,
ch’io cercherovvi, e che in nessuna parte
non troverò i miei buoni genitori,
mai piú?
Adamo   Mi sforza al pianto (oimè!) con questo
suo innocente parlare. Ah! che mai femmo,
Eva mia; che mai femmo?
Caíno   Or, di che piangi,
padre amato?
Abèle   E la madre anch’ella, oh Dio!
s   asconde il viso lagrimando. Ah! forse
co’ miei detti vi spiacqui? or, perdonatemi,
piú non sarò con domande importuno.
Ad.1 Di me non duolmi; io meritai pur peggio:
questi innocenti, dolgonmi. Deh, quale
immenso ben il mio fallir lor toglie! —


  1. Da se.