Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/206

200 abèle
Altra voce del Coro

  Con sua lurida teda,
  la Discordia preceda
  i tuoi passi a rischiarar:
  rechi essa fiele e sangue,
  se mai tua rabbia langue,
  per poterti dissetar.
Coro   Vanne, del Cielo a scorno,
  lassú il sereno giorno
  ad offuscar.
Altra voce del Coro
  Giá il suo fiato, gelato, ammorbato,
da sua chiostra alla nostra ne mostra
procedente l’alitar.
  Ecco viene; ecco viene; ella tiene
un serpente, morente, fra ’l dente,
che il finisce di sbranar.1
Astar.   Questa, sí, questa, al di cui giunger farsi
muto e tremante il gran Concilio veggo,
questa in terra da noi debb’or mandarsi:
che s’io nel libro del Sará ben leggo,
costei mai piú dal fianco dell’uom torre
non si vorrá, né palma altra raccorre.
  Piú può sol’essa, che a migliaja accolte
legíoni vestite tutto ferro:
e in disgombrarne le tartaree volte,
col crearla d’Inferno in terra sgherro,
doppio guadagno fa la eterna notte,
e in un dell’uomo le speranze ha rotte.
  Ma vuolsi aggiunger anco a lei la sorda
figlia seconda del Re nostro, Morte;
quella, che invan quí sta di prede ingorda,
poiché il suo artiglio fia nell’uom sol forte:


  1. Silenzio universale. — S’inoltri lentamente l’Invidia, mentre tutti i Persosaggi ed il Coro si tacciono.