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196 abèle
Coro   Oh rabbia! oh vista!

  Dunque il sudore,
  con cui mercarsi
  donde sfamarsi
  gl’iniquí denno,
  a lor né il senno
  toglie, né il core
  d’orror contrista?
Il Pecc.   Il giovinetto Abèl sue pecorelle
tragge fuor dell’ovile ai lieti paschi,
candide sí ch’egli si specchia in elle.
  Ma piú adulto Caín, suoi spirti maschi
volge a lavoro piú gravoso e duro;
la terra ei squarcia, ove il buon seme caschi
  fra rotte glebe, e poggi indi maturo:
ed egli e Abèle, con fraterna gara,
danno ai parenti il cibo e il latte puro.
  Ma si aiutan l’un l’altro: Abèl, piú cara
tien la fraterna ampia dorata messe,
Caín, piú il gregge che il terren ch’egli ara.
  Le bianchissime lane intanto tesse
la industre madre, ond’ei si vestan tutti,
poiché le vesti han d’innocenza smesse.
  Nell’innestare Adamo e potar frutti,
suoi dí consuma; e in rifiorir la vile
Alga che ammanta i lor meschin ridutti.
  Pur, cosí speso in opera servile
intero il dí, non tornano dolenti
alla sudata mensa lor sottile,
  ma ringraziando Iddio, di se contenti.
Coro   Vil germe fetido,
  al sudor di tua fronte
  pasciti, pasciti;
  e di tua colpa l’onte
  lava, se il puoi, cosí.