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atto primo | 191 |
nemici a noi; quei, che il servaggio innaura,
che il nostro mal ristaura;
si glorian quelli or d’occupar tal loco,
di custodir quell’uomo,
che in se stesso sí poco,
tutto perdeva al luccicar d’un pomo.
Lucifero Che ascolto? oh rabbia! e dai celesti scanni
non basta loro vincitori averne
cacciati, e astretti, e schiacciati, e sepolti
in queste mute luride caverne?
Per darci ognor piú affanni,
l’uom, per mia astuzia fatto
di ragion nostra, or vonno a noi sottratto,
sí ch’ei neppur ci ascolti?
Tosto, or tosto al riparo. — Olá, s’intuoni
dalla sonante spaventosa tromba
il carme, onde si aduna
de’ possenti miei figli
la gigantesca immensa schiera bruna.
Su, su: del ripercosso eco rintroni
ogni mia grotta in questa vasta tomba. —
Tu narra loro i corsi tuoi perigli;
narra dell’uom, lassú; qual v’abbia ei cuna;
onde al riparo omai per noi si corra,
né di obbedirci piú quel vile abborra.
SCENA SECONDA1
Lucifero, Il Peccato, Coro di Demonj.
o possenti feroci guerrieri;
- ↑ Questa Scena sarà divisa in Cori, ed ariette; il tutto con maestrevole varietá, a giudizio dell’intendente Compositore.