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162 alceste seconda
e tremanti... ahi me misero! giá tutto

pur troppo intesi: la mia vita è spenta:
tutto cessò. Ma l’adorato corpo,
non vi crediate giá dagli occhi miei
sottrarre, infin ch’io pur quest’odíosa
luce sopporto: io ’l troverò...
Feréo   Deh, figlio,
non ti rimembri, che imponeati Alcide
di non portar fuor della reggia l’orme,
e di attenderlo quí?
Il Coro d’Adméto   Come a noi pure
di starti al fianco, ed impedirti...
Adméto   Indarno,
indarno or voi, quai che vi siate e quanti,
deboli e crudi e in un volgari amici,
contro me congiurate. Altro è, ben altro
in me il dolor, che non l’inutil gelo
in voi della fallace ragion vostra.
Non son d’insano or l’opre mie; ma saldo
volere intero, ed invincibil figlia
di ragionato senno, la feroce
disperazione mia, m’impongon ora
l’alto proposto irrevocabil, donde
né voi, né il tempo, né d’Olimpo i Numi,
né quei d’Abisso, svolgermi mai ponno.
Donne, a voi lo ridico; il corpo io voglio
della consorte mia.
Il Coro d’Alceste   Per or vederla
né il puoi, né il dei: ma ben giurar possiamti
ch’ella estinta non era...
Adméto   Al par che stolte,
spergiure voi, gli avviluppati detti
a che movete? Ogni ingannarmi è vano.
Non la vedev’io forse or dianzi in questo
loco fatale appena appena viva?
E nell’orecchio non mi suonan forse