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160 alceste seconda
tempo assai poscia a disfogar tuoi sensi. —

Feréo, tu intanto, ottimo padre, e voi
di Fere alte Matrone, al di lui fianco
statevi. Parto: a tutti voi lo affido.


SCENA TERZA

Feréo, Adméto coi figli, e parte del Coro.

Feréo Il vedi or tu, diletto figlio, il vedi,

s’uom che ben puro infra i mortali viva
religíoso osservator dei Numi,
amici ei poscia a se li trovi all’uopo?
Se, donde ei men l’attende, ai danni suoi
rimedio o tregua scaturir si vegga?
Adméto Certo, all’intensa mia insanabil doglia
un po’ di tregua parean dar gli accenti
d’Ercole invitto; e il rimirar sua fronte
serena tanto, e sí secura in atto.
Or non è dunque in peggior punto Alceste,
che non si fosse dianzi. O Morte, hai dunque
sospeso alquanto il fero assalto? Or, via,
sciogliete il cerchio, che al mio corpo intorno
feste pietosi; apritemi ver essa
adito nuovo; un’altra volta almeno
ch’io la rivegga ancora. O figli, andiamo,
riappressiamci all’adorabil donna. —
Che vegg’io? qual solingo orrido vuoto
si è fatto lá? Non è la immagin quella
della Diva d’Averno? appié dell’alta
sua base or dianzi Alceste in su lo strato
giacea di morte, infra sue Donne: or dove,
dove son elle? ov’è lo strato? Oh cielo!
Sparita è Alceste!...
Feréo   Or, che fu mai?
Il Coro d’Adméto   Sparite